Progetto Form@, la strada del ricongiungimento passa da qui
Adil e Aicha, Rana e Omar, Nure e Besmir, Sakina, Hana e Xu Yuqin. Ogni nome è un volto che cela una storia personale, dove si intrecciano paesi diversi, legami familiari, speranze, piccole e grandi paure.
Lasciare il proprio paese di origine per riunirsi a un proprio familiare, immigrato in Italia, è un percorso costellato anche di ostacoli: il ricongiungimento familiare non è solo questione di burocrazia e documenti, ma può scontrarsi con barriere, soprattutto linguistiche, che spesso rallentano l’inserimento nella quotidianità della vita sociale, scolastica, di relazione in Italia, ma anche il riconoscimento di diritti e doveri.
A partire da questa esigenza, la rete di Patronati CePa ha progettato uno strumento di accompagnamento all’integrazione nel nostro paese, denominato FORM@, che vuole contribuire ad allentare — e in molti casi ad eliminare — queste barriere, entrando in azione e andando incontro ai cittadini stranieri fin nel loro paese di origine.
10 paesi e una vasta rete di soggetti
Il Progetto FORM@ (Formazione Orientamento Ricongiungimento Familiare) ha preso il via alla fine del 2017 e ha come obiettivo quello di attivare un processo virtuoso di integrazione, soprattutto civico-linguistica, rivolto ai cittadini stranieri che giungono in Italia tramite il ricongiungimento familiare. Un percorso da avviare già nel loro Paese d’origine e che viene realizzato in Albania, Cina, Ecuador, Egitto, Marocco, Moldova, Perù, Senegal, Tunisia, Ucraina.
Il progetto è promosso dai patronati INCA-CGIL, INAS-CISL, ITAL-UIL e Patronato Acli, da sempre impegnati nell’assistenza e nella tutela di cittadini italiani e stranieri, in partnership con alcune eccellenze nazionali nel campo della formazione linguistica e delle politiche di integrazione. Sostenuto dal ministero dell’Interno e dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, con la Direzione generale dell’Immigrazione e delle Politiche di Integrazione, il progetto è co-finanziato dal Fondo Asilo, Migrazione ed Integrazione (FAMI 2014-2020) e si avvale della collaborazione delle rappresentanze diplomatiche e consolari italiane nei paesi coinvolti.
Un patto di servizio pre-partenza
Ovviamente è implicata anche tutta la rete territoriale italiana di questi Patronati, in quanto il primo passo avviene proprio in Italia. Infatti il cittadino straniero legalmente soggiornante in Italia che richiede, tramite i servizi del Patronato, l’aiuto alla compilazione e all’invio telematico della pratica di ricongiungimento familiare, è invitato a sottoscrivere un Patto di Servizio con cui si impegna a fare in modo che i parenti (coniuge, figli o genitori) seguano un periodo di formazione civico-linguistica prima della partenza, in attesa del rilascio del visto di ingresso in Italia.
Tutti i soggetti familiari sono coinvolti, compreso il richiedente, riconoscendo e dando valore al suo ruolo di "facilitatore" di tutto il percorso. Il risultato atteso è fornire ai familiari destinatari del ricongiungimento tutte quelle conoscenze e competenze utili per partecipare attivamente alla vita sociale, dalla lingua italiana alla consapevolezza dei diritti e dei doveri previsti dalla normativa italiana.
Alcune storie
Il Progetto FORM@, che terminerà a marzo 2019, ha raccolto alcune di queste storie di ricongiungimento familiare, mostrando sia il punto di vista dei cittadini immigrati sia quello degli operatori di patronato coinvolti.
Sakina e le sue figlie dal Marocco
"Il Marocco è africano, il Marocco è anche arabico, il Marocco è incredibilmente vicino all’Europa: ecco lo sfaccettato cuore di un bellissimo Paese. (…) Oggi il Marocco è anche terra di migranti, le cui difficoltà di vita sono sempre difficili da immaginare. E ancor più arduo è mettersi nei panni di chi rimane e vede partire i cari in cerca di fortuna. Un nuovo abbraccio avviene tempo dopo, quando chi è partito finalmente torna a prendere chi è rimasto e lo conduce nel luogo dove ricostruire la loro vita, insieme.
(…) 'Ho 44 anni e sono nata e cresciuta in Marocco, dove lavoro come parrucchiera ed estetista, accudendo le mie tre bimbe', racconta Sakina. Da quando suo marito è partito per l’Italia in cerca di un futuro migliore, Sakina vive insieme ai genitori e alle sue figlie (…): 'Vorrei tanto che, una volta giunte in Italia, alle mie bambine venisse garantita una buona formazione scolastica. Mi piacerebbe trovare un lavoro, avere l’accesso alla sanità e ai diritti sociali'. Eppure Sakina, come le sue piccole, un po’ spaventata lo è stata: 'Non nascondo di aver avuto qualche timore all'idea di dover lasciare il mio Paese, i miei genitori, le mie radici." Continua a leggere.
Carla, operatrice a Milano
"Opera, assisti, aiuta: questo potrebbe essere un motto che ben descriverebbe il sentimento che ogni giorno, da anni, muove Carla, responsabile dell’Ufficio Immigrazione del Patronato Acli di Milano, e i 14 operatori di molte nazionalità (non solo italiani, ma anche eritrei, filippini, albanesi, costaricani) che lavorano con lei. A coadiuvare gli operatori, un gruppo di 15 volontari, anch’essi di varia provenienza geografica.
'Prima di diventare operatori o volontari, le persone straniere che operano presso il mio patronato sono state protagoniste di un percorso migratorio conclusosi positivamente. È anche per questo che crediamo fermamente nel lavoro che svolgiamo presso l’Ufficio Immigrazione ed è anche per questo che abbiamo accolto con entusiasmo il Progetto Form@, mirato al ricongiungimento familiare', racconta Carla." Continua a leggere.
Per tutte le informazioni: www.progettoforma.eu