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Servizi di babysitting: dal voucher al contributo di acquisto

    Servizi di babysitting: dal voucher al contributo di acquisto

    Anche nel 2018 le neomamme possono – rinunciando al congedo parentale – fruire di contributi per l’accesso ai servizi baby sitting e/o a quelli pubblici per l’infanzia. Nulla è cambiato per quanto riguarda i requisiti d’accesso a questi contributi, soltanto il sistema di erogazione, che dal 1° gennaio 2018 vede il passaggio dai cosiddetti voucher al “Libretto Famiglia”.

    Beneficiarie del contributo

    Le lavoratrici dipendenti (sia pubbliche che private) e le iscritte in via esclusiva alla Gestione separata, entro 11 mesi dal termine del congedo di maternità e le lavoratrici autonome entro 12 mesi dalla nascita o dall’ingresso in famiglia del bambino possono inoltrare domanda telematica per la fruizione di contributi per i servizi di baby sitting o per i servizi per l’infanzia della rete pubblica.

    L’accesso a un contributo mensile comporta la rinuncia ad un mese di congedo parentale.

    Una lavoratrice dipendente può fruire fino a un massimo di 6 contributi mensili, in virtù della rinuncia ai 6 mesi di congedo parentale. Nel caso di autonoma potrà usufruirne per un totale di 3 mensilità. Se la neomamma fruisce dei servizi di rete pubblica per l’infanzia potrà chiedere un contributo per far fronte alla spesa che affronta. Il contributo verrà erogato direttamente alla scuola.

    L’importo mensile massimo del contributo è pari a 600 euro e non è frazionabile in giorni o settimane, ma soltanto per mesi interi.

    Nel caso la neomamma richieda il contributo per servizi di baby sitting, oltre a inoltrare domanda di contributo dovrà anche registrarsi nella procedura delle “prestazioni occasionali” e acquisire il contributo per il servizio che verrà erogato tramite il “Libretto famiglia”.

    Sia la neomamma che la baby sitter debbono risultare registrate nella procedura dedicata alle prestazioni occasionali, la prima come datrice di lavoro e la seconda come lavoratrice.

    La procedura è un po’ farraginosa e richiede alcuni passaggi e termini da rispettare, ma è possibile rivolgersi agli uffici di patronato acli presenti sul territorio per valutare l’opportunità / convenienza di fruire di tale istituto ed essere assistiti nell’espletamento dell’intero iter della pratica.

    Fonte: patronato.acli.it

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    Una famiglia deve avere una casa dove abitare, una fabbrica dove lavorare, una scuola dove crescere i figli, un ospedale dove curarsi e una chiesa dove pregare il proprio Dio

    Giorgio La Pira