Ambiente, cultura, sociale: le proposte di Mario Conte, candidato sindaco a Treviso
VERSO LE ELEZIONI AMMINISTATIVE A TREVISO
LE ACLI INCONTRANO I CANDIDATI SINDACO
Ha preso avvio ieri sera, con Mario Conte della Lega Nord, il primo dei 4 incontri che la presidenza provinciale Acli di Treviso ha messo in agenda con i candidati trevigiani per un confronto sui programmi.
L’attenzione ai quartieri e alle periferie, un assessorato ad hoc con competenze specifiche per sociali ed ambiente, l’investimento a lungo termine sulle famiglie e la natalità, il coordinamento con i comuni dell’hinterland, la viabilità, la sfida culturale. Ed un riconoscimento all’amministrazione uscente, composta di persone oneste, di cui ha stima.
Questi, in estrema sintesi, i temi affrontati nel dialogo che ha visto la presidenza provinciale Acli incontrare l’altra sera Mario Conte, candidato per la Lega Nord a guidare la città di Treviso per il prossimo quinquennio. “Il primo di quattro incontri – spiega Laura Vacilotto – che abbiamo fortemente voluto per aprire un canale di comunicazione con coloro che guideranno, da maggioranza od opposizione, la nostra città. Quello che possiamo mettere a disposizione è l’esperienza che ogni giorno maturiamo nei servizi sul territorio, i dati di cui disponiamo, le competenze in tema di diritti e doveri, welfare, fiscalità, inclusione”.
“Mi colpisce della vostra organizzazione la capillare presenza sul territorio – ha esordito Conte – che propongo di mutuare e replicare, facendo uscire l’amministrazione dal palazzo, creando punti di riferimento nelle periferie, portando fuori i servizi, mantenendo ed anzi, rinvigorendo, il dialogo con i cittadini”. Sta facendo il giro, in questo periodo, Conte per ascoltare chi ha qualcosa da dirgli: parroci, primari di ospedale, realtà del volontariato, società sportive, gruppi anziani. E, ovviamente, promuovere il voto.
SOCIALE ED AMBIENTE
“Non ci nascondiamo rispetto al fatto che è necessario fare i conti con la sostenibilità economica delle iniziative che si possono mettere in campo. Tuttavia credo che un rinnovato impegno nel settore sociale, coordinato con le belle e virtuose realtà del territorio, attivato dalla partecipazione delle associazioni, possa migliorare la qualità della vita delle persone e rinvigorire il senso di comunità”. Se diventerà sindaco, reintrodurrà i vigili di quartiere, come un servizio meno di “polizia” e più “sociale”.
“Piuttosto rinuncio a riqualificare una piazza ma uno dei miei principali obiettivi resta il sociale, da un lato considerando i temi classici che vanno ripresi in mano: l’assegnazione delle case popolari, la gestione dei servizi alle famiglie, l’erogazione dei sussidi, dall’altro una forte virata rispetto alla questione dell’inclusione sociale che riguarda non solo le fasce più deboli della popolazione, ma molte persone che nemmeno accedono ai servizi. Su questo tanto possono fare le associazioni di promozione sociale, di volontariato, sportive, se messe nelle condizioni di esprimere il loro potenziale, anche avendo una sede, l’incentivo a mettersi in rete, un canale sempre aperto con l’amministrazione”.
E sugli immigrati è chiaro: “Nessuno deve subire vessazioni, rischiare la vita. Ma i costi non possono ricadere solo sulle nostre tasche. L’emergenza umanitaria non può essere gestita arricchendo alcuni (furbi) e depauperando gli italiani e va affrontata, per quanto riguarda il livello locale, considerando anche gli aspetti collegati alla sicurezza, alla salute”.
L’altro punto chiave è l’ambiente: “Realizzerò un assessorato specifico con competenze tecniche di alto profilo per accedere ai fondi europei. Mi interessa la qualità dell’aria, l’efficientamento energetico a partire dagli edifici comunali. Sono consapevole che la pedonalizzazione della città ce la imporrà l’Unione europea, pertanto credo sia fondamentale un lavoro di chiara, esplicita, cosciente comunicazione verso i cittadini. Facciamo scelte che varranno tra dieci anni ma che sono indispensabili per non avere poi costi anche maggiori di quelli per realizzarle legati alle multe, alla salute dei cittadini”. Continuerà a fare i panevin, ma propone di mettere una centralina di rilevazione dell’Arpav sulla Noalese, accanto all’asilo nido e alla casa di riposo. Perché sia utile a risvegliare la consapevolezza dei cittadini.
Affronta poi i temi della viabilità, del trasporto pubblico ancora troppo trevisocentrico, della ripopolazione del centro storico, dei negozi che chiudono, del bisogno di costruire senso civico e di comunità.
UNA NUOVA “GRANDE TREVISO”
“Credo che, sui temi ambientali come su quelli del trasporto, solo per citare due esempi, sia necessario il dialogo, il coordinamento e la sinergia tra diverse amministrazioni limitrofe – prosegue –, consapevoli che in queste decisioni tutti rinunciano a qualcosa per un bene comune”. Ma il vero salto di qualità a suo dire sarebbe proprio ripensare Treviso in strettissima connessione con l’hinterland.
“Anche sui temi dell’inclusione, del welfare, è necessaria una seria regia proprio perché gli interventi possano estendersi a sempre più persone. Per esempio ragionando maggiormente in una logica di welfare partecipativo di comunità dove, a fronte di prestazioni sociali si restituisce in termini di solidarietà, di servizi al territorio”.
Così come per la cultura: “Me la gioco, e diranno «proprio loro della Lega» ma sono convinto che possa diventare un volàno per la nostra città, anche occupazionale. Come? Con due modalità: una programmazione a lungo termine che permetta ai commercianti di compiere scelte in prospettiva; il rilancio della possibilità di creare iniziative per rivitalizzare alcune zone della città, anche con la previsione di sconti sulle tassazioni”. Ripresenterà la candidatura a Treviso capitale della cultura, con un progetto che assicura sarà realmente inclusivo e, di nuovo, terrà conto della specificità di Treviso nel contesto territoriale allargato.
Un accenno sui buchi neri della città: la Caserma Salsa, l’ex Enel, la Camuzzi, il Consorzio agrario… Che fare? “Non è facile, ci vogliono disponibilità economiche importanti, buone idee, accordi tra pubblico e privato, accesso a fondi europei. Ma sapete qual è – dal mio punto di vista – la prossima emergenza? La palazzina di via Pisa”. Quella è una bomba sociale, 880 ila euro di buco condominiale, una situazione ormai sfuggita di mano, pericolosa in termini di sicurezza, ambiente.
E, in conclusione, una considerazione: “Credo che spesso le soluzioni sono molto “umane” prima che di tipo amministrativo. Io voglio dialogare con tutti a fronte però di un reciproco atteggiamento di responsabilità dove ci si riconoscono diritti e doveri”. Niente di meno.