Scorci di speranza nel Pakistan di oggi?
La strage di ragazzi nella scuola di Peshawar, compiuta dai talebani prima di Natale, non ha minato le azioni di contrasto al terrorismo in Pakistan ed, anzi, il governo ha mosso alcuni passi importanti in questo senso. “Tutti gli atti di terrorismo, cioè di violenza e uccisione in nome di un dio, vanno condannati in ogni forma e in ogni modo, da quelli che accadono nel mio Paese a quanto è successo a Parigi la scorsa settimana – sottolinea Paul Bhatti, pachistano, ex ministro, presidente Apma -. Il rispetto di ogni religione e di ogni cultura è alla base della convivenza civile”.
NOI STIAMO CON I BAMBINI DI PESHAWAR
Qual’è la situazione oggi, in Pakistan, dopo l’attacco talebano alla scuola di Peshawar?
Dal mio punto di vista, rispetto al contrasto al terrorismo, mi sembra che il Governo pachistano abbia segnato dei passi in avanti; la classe politica e i maggiori istituti del paese, soprattutto militari, hanno trovato un accordo sulla necessità di combattere l’estremismo terrorista fino alla fine. E’ di recente diventata legge una proposta che è stata anche la mia battaglia: quella di considerare terrorista chiunque uccide in nome della religione. Inoltre, in materia di sicurezza e di tutela per chi testimonia contro i terroristi, si stanno prendendo delle decisioni.
Da sempre, lei sostiene che solo con una azione di contrasto alla povertà e di formazione si può pensare di combattere la violenza…
Questo è vero, ma dopo fatti come quelli della scuola di Peshawar, c’è anche bisogno di iniziative forti. Il Governo ha deciso di lavorare nell’ambito delle scuole, per impedire che venga insegnato l’odio per altre religioni e per le minoranze, la discriminazione, la violenza. Se riusciamo a bandire l’odio e a lavorare invece perché fin da piccoli si cresca con la convinzione che si può vivere insieme senza essere nemici, allora credo potremo uscire dalla spirale del terrore.
Anche l’appoggio “esterno” al terrorismo estremista islamico è un tema fondamentale.
Sempre di recente il Governo pachistano ha portato a frutto un lungo lavoro di rete con l’obiettivo di rendere inefficaci le forze estremiste, eliminando delle fabbriche dove venivano costruiti gli armamenti e cercando di tagliare alcune linee di finanziamento.
Certo, tutte queste azioni importanti, per ora non hanno migliorato la condizione delle minoranze nel paese, anzi il pericolo è ancora molto alto perché quanto più si acutizza lo scontro tanto più i poveri soffrono. E il Pakistan, che concretizza timidi segnali di lotta al terrore, è ancora precario, instabile.
Rispetto ai fatti di Parigi, qual è la sua opinione?
Chiunque compia atti di violenza e terrorismo in nome della religione va condannato. Parigi è stata colpita nel principio di libertà e di democrazia. Tuttavia io penso che sia sbagliata anche la scelta di fare delle caricature di Maometto, che per il musulmano è una sorta di “bestemmia”. La libertà deve prevedere il fatto che nessuno venga offeso e che tutti si sentano rispettati così come la religione deve portare gli uomini ad amare gli altri, se li porta ad ucciderli è sbagliata. Le nuove pubblicazioni, in questo senso, sono solo nuove provocazioni.
Una parola sull’associazione Missione Shabhaz, che lei ha recentemente costituito.
Questa associazione ha come obiettivo quello di creare dialogo tra le varie religioni presenti in Pakistan ma non solo, affinché già da piccoli i bambini siano educati alla tolleranza e alla convivenza. Voglio continuare la missione di mio fratello che seguendo la sua fede ha lavorato per il bene dell’uomo. Mi piacerebbe che anche le Acli mi aiutassero…