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Scuole dell'infanzia paritarie: prosegue la mobilitazione

    Scuole dell'infanzia paritarie: prosegue la mobilitazione

    Se la situazione non dovesse migliorare, se dunque non arrivassero in tempi brevi certezze sui contributi di Stato e Regione per l’anno 2014-2015 in corso, le conseguenze per le scuole materne paritarie saranno pesanti. Aumento delle rette? Chiusura? Per ora, quel che è certo è che non ci sono i soldi per pagare le tredicesime alle insegnanti e che in alcune scuole anche gli stipendi sono fermi da settembre.

    La recente mobilitazione della scorsa settimana, il 20 novembre Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia, ha avuto una ottima partecipazione da parte di tutti: le scuole hanno appeso all’esterno i cartelli con scritto “Siamo pubbliche ma senza diritti” e hanno cercato dei modi per essere visibili alla comunità, una uscita in piazza, una passeggiata…; in tre giorni sono state raccolte 20 mila firme solo nella nostra provincia a sostegno di questo fondamentale servizio, consegnate poi al Prefetto di Venezia rappresentante sul territorio del Governo nazionale; i parroci, sostenuti anche dai vescovi Gardin e Pizziolo, alle ore 11 hanno suonato le campane, per dichiarare il loro appoggio a questa azione di civiltà.

    “La situazione, ad oggi, è effettivamente preoccupante – spiega Stefano Grando, presidente Fism Treviso -: se da un lato riconosciamo alla Regione Veneto l’impegno nel garantire l’erogazione per l’anno scorso 2013-2014 della quota spettante alle nostre scuole, non possiamo nascondere il fatto che sui nostri bilanci previsionali per l’anno scolastico 2014-2015 manchi ancora la certezza delle quote in carico al Ministero Miur e alla regione stessa”.

    Il problema riguarda sia il taglio degli stanziamenti da parte del Governo, sia i ritardi nell’erogazione dei contributi. Non ci sono soldi, motivo per cui la Fism – Federazione italiana scuole materne – sta ora valutando altre iniziative importanti per sollecitare una soluzione.

    “Alcune scuole hanno già dei buchi in bilancio, altre situazioni sono state “sanate” dalle parrocchie, o devono esserlo annualmente, ma parliamo di cifre significative e non è detto che le comunità abbiano a disposizione questi fondi – continua Grando -. Ormai ragioniamo minuto per minuto, ogni programmazione è difficile con questa incertezza. Di sicuro l’esperienza dimostra che, con i giusti passaggi, coinvolgendo le famiglie in un percorso condiviso, capendo chiaramente la realtà del territorio e le sue specificità, la riorganizzazione delle scuole può rappresentare un valido strumento di ottimizzazione dei costi”. Per esempio mettendosi insieme per il coordinamento didattico, per la mensa o per il pulmino.

    “Oltre a cercare di preservare il posto di lavoro alle nostre circa 9.300 dipendenti in Veneto, ci preme garantire a tutte le famiglie la libertà di scelta nell’educazione dei figli e a tutti i bambini la possibilità di veder rispettati e riconosciuti, nei fatti, i diritti all’istruzione garantiti dalla nostra costituzione italiana… e soprattutto far si che il tutto non si risolva con l’ennesimo, ingente e insostenibile aumento di contributo mensile a carico delle famiglie”.

    "Come Acli - sottolinea Andrea Citron, presidente provinciale -, ci auguriamo che si continui a tener fede al mandato costituzionale di garantire un sistema pluralistico dell'istruzione: che assicuri alle scuole paritarie piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni delle scuole statali. Anche in Veneto, le scuole paritarie fanno parte a pieno titolo del sistema "nazionale" di istruzione e svolgono a tutti gli effetti - e con indubbio merito - un servzio pubblico. Motivo per cui appare fuor di ogni logica non valorizzarle e sostenerle per l'importante fonzione che svolgono, non permettendo tra l'altro alle famiglie la libera scelta del percorso scolastico desiderato, sia che si realizzi presso una scuola statale o una paritaria".

    Info: www.fismtreviso.it.

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    Una famiglia deve avere una casa dove abitare, una fabbrica dove lavorare, una scuola dove crescere i figli, un ospedale dove curarsi e una chiesa dove pregare il proprio Dio

    Giorgio La Pira