Le Acli con il Papa: pace in Terra Santa
“L'intensificarsi del conflitto tra Israele e Palestinesi della Striscia di Gaza sembra ancora una volta una resa alla spirale dell'odio e della violenza. Ma la pace è sempre possibile” - afferma Gianni Bottalico, presidente nazionale delle Acli - e le Acli si associano all'appello rivolto ieri all'Angelus dal Papa alle parti in causa ed alle autorità internazionali a non risparmiare alcuno sforzo per far cessare ogni ostilità, e sostengono la richiesta di tregua immediata, avanzata dal nostro ministro degli esteri Mogherini.
Non si sono ancora rimarginate le ferite - prosegue Bottalico - dell'ultima, inutile carneficina successa a Gaza tra il finire del 2008 e l'inizio del 2009, che ne sta iniziando un'altra. Il bilancio di questi primi giorni di guerra è pesante: a ieri sera si contavano 165 morti di cui 36 bambini, 24 donne e 14 anziani. Ci associamo alla denuncia del segretario generale dell'Onu, Ban Ki-Moon, che 'troppi civili palestinesi sono stati uccisi' dai raid israeliani a Gaza, e nel contempo condanniamo il lancio di razzi contro Israele, ma anche l'ipotesi di un intervento militare di terra da parte delle truppe di Tel Aviv, che aggraverebbe il bilancio delle vittime e le sofferenze dei civili nella Striscia di Gaza, a cui non è quasi mai concessa la possibilità di espatriare per fuggire dagli orrori della guerra.
Negli ultimi anni il contesto mediorientale – sottolinea il presidente delle Acli - si è ulteriormente deteriorato, e dalla Libia all'Afghanistan, passando per la Siria ed i frammenti fra loro in lotta dell'Iraq, si allargano le aree in cui non vi sono più i segni di alcuna statualità. La divisione per linee etniche e religiose delle popolazioni e il caos che ne consegue, sembrano inarrestabili in assenza della decisione delle parti e di una maggiore pressione della comunità internazionale, per la pace”.
“L'Europa in particolare – conclude Bottalico – non può sottovalutare la gravità e il pericolo per la propria sicurezza, rappresentato dall'incancrenirsi della questione mediorientale e dal rischio di un aggravamento del conflitto”.