Il lavoro nell'economia dei robot
“Il problema è che si costruisce un dibattito su un mondo che non c'è più. Ragioniamo di posti di lavoro mentre questo si muove verso collaborazioni, cicli, logiche di rete tra imprese.
Occorrerebbe ripartire dall'osservazione dei fatti, dal dialogo con i sistemi”.
Impatto della robotica nel mondo del lavoro. Di questo si è iniziato a parlare nell'incontro pubblico organizzato dalle Acli provinciali di Treviso in collaborazione con il Comune di Casier il 24 novembre 2017, partendo da una domanda: “La robotizzazione e l'informatizzazione che è ora presente nel modo del lavoro è un'opportunità o un fattore negativo che va a discapito dei lavoratori?”
Risponde Francesco Seghezzi, ricercatore all'Università di Modena e direttore della Fondazione ADAPT, costituita da Marco Biagi per studiare il mondo del lavoro.
Il tema posto è attualissimo, appaiono spesso articoli di giornale apocalittici sulle tematiche dell'automazione legata al lavoro. Ciò ha delle conseguenze, da un lato positive perché significa che la questione è presente e se ne sta parlando, dall'altro lato negative perché si tende a creare un mito basato sul fatto che i robot rubano il lavoro alle persone.
Oggi il dibattito su lavoro e tecnologie ha come protagonista l'intelligenza artificiale: le macchine posso prendere decisioni autonome e, soprattutto, possono apprendere dai processi che gestiscono (machine learning). I robot sono presenti nelle aziende fin dagli anni '70 e fanno parte dei processi produttivi (per esempio, il braccio meccanico). Oggi, tuttavia, c'è un timore in più, costituito, appunto, dall'intelligenza artificiale e dai software che generano algoritmi.
La tecnologia non è un destino, ma uno strumento: la risposta alla domanda iniziale si gioca su questo. Infatti, oggi la tecnologia viene vista come un fine e fatta coincidere col progresso, mentre, invece, storicamente non è stato così: quando è stato inventato l'aratro, l'uomo lo vedeva come un mezzo e non come finalità. Oggi sembriamo costretti a rincorrere la tecnologia, come se dovessimo adattarci ad essa e come se fosse più avanti di noi.
Il Papa, parlando di lavoro, ha affermato che esso deve avere quattro caratteristiche: deve essere libero, creativo, partecipativo e solidale. La tecnologia che possediamo oggi può contribuire ad aumentare o diminuire queste proprietà, in relazione al modo in cui viene utilizzata.
Lavoro… | Tecnologia positiva | Tecnologia negativa |
…libero | Nel '900 il lavoro era soggetto a vincoli dati dall'orario, dal luogo e dai mezzi di produzione. Oggi la tecnologia, attraverso la digitalizzazione e la presenza di cloud e smartphone, offre ai lavoratori la possibilità di liberarsi da questi vincoli. Ad esempio, ci può essere anche più autonomia rispetto agli orari di lavoro (es: lavoro a distanza tramite PC) e la possibilità di personalizzare gli orari di lavoro attraverso la definizione di obiettivi lavorativi. | La possibilità di leggere email sullo smartphone, ad esempio, fa sì che il lavoratore le possa leggere in qualsiasi momento, non prevedendo momenti di stacco. Il lavoratore, quindi, è costantemente assorbito dal lavoro. |
…creativo | La tecnologia può svolgere le parti più meccaniche del lavoro, lasciando alle persone le parti più creative. Ciò offre l'opportunità di avere beni personalizzati a prezzi accessibili. | La tecnologia può rendere il lavoro meno creativo: l'uomo diventa schiavo della macchina, esegue soltanto quei lavori che riguardano la manutenzione o la risoluzione dei problemi delle macchine. Di conseguenza, la creatività viene azzerata.
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…partecipativo | Attraverso la tecnologia, le professionalità crescono (maggiore presenza di figure che si occupano di progettazione o che svolgono mansioni “creative”) e il clima conflittuale che in passato caratterizzava il rapporto tra imprenditori e lavoratori si riduce. I lavoratori infatti hanno più responsabilità e più competenze, addirittura spesso superiori a quelle dei datori di lavoro. Questi ultimi, quindi, non hanno interesse a sviluppare un conflitto con i loro dipendenti e creare un clima partecipativo. | Nel caso in cui il lavoratore sia solamente addetto al controllo e alla manutenzione delle macchine e il datore di lavoro abbia unicamente il ruolo di dirigere i suoi dipendenti si instaura un clima poco partecipativo, dando luogo a una polarizzazione dei ruoli. Un esempio è il caso di Amazon: altissimo livello tecnologico, ma i magazzinieri sono addetti solo al controllo delle macchine, zero clima partecipativo.
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…solidale | Visto il fallimento del welfare state, le imprese hanno iniziato a fare welfare pagando parte dei salari in welfare. Da un lato, questo è un aspetto positivo perché si genera lavoro solidale. Esempio: le aziende che danno bonus per l'acquisto di servizi, generando ridistribuzione di valore. | Dall'altro lato questo può costituire un aspetto negativo nel momento in cui le aziende offrono ai lavoratori una gamma di servizi piuttosto ridotta senza un effettivo valore di welfare. Esempio: viaggi, servizi ricreativi.
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Tutto ciò ci fa vedere la tecnologia con occhi diversi: non è semplicemente un flusso a cui ci dobbiamo adeguare, ma qualcosa di cui siamo responsabili. Anche se non possiamo governarla, possiamo decidere come utilizzarla.
Emergono problemi in merito alla gestione della transizione: stiamo passando ad una fase nuova; questo passaggio può lasciare indietro dei lavoratori; le competenze tecniche e digitali che stanno alla base dell'utilizzo della tecnologia sono importanti. Si pone quindi il problema di come qualificare i lavoratori
Questa trasformazione del lavoro pone una questione: che cos'è il lavoro? Una semplice fonte di reddito o il lavoro è libertà, solidarietà, partecipazione e creatività?
Il dibattito
Con lo sviluppo della tecnologia e dell'informatizzazione, è giusto pensare che i lavoratori verranno sempre più impiegati nei Servizi, mentre nella produzione si utilizzeranno sempre di più i robot?
Bisogna distinguere diverse parti del mondo: i paesi a sviluppo avanzato vs paesi svantaggiati. Nell'immediato sicuramente non scomparirà il lavoro manuale; infatti c'è ancora una grandissima domanda di lavoro artigianale di qualità (la tecnologia consente agli artigiani di aprire dei mercati che prima non esistevano, per esempio un sito internet che permette di vendere e pubblicizzare in tutto il mondo.
Il lavoro più standardizzato della fabbrica, invece, probabilmente sarà sostituito dalle macchine. Nelle aziende manifatturiere, infatti, oggi i lavoratori si occupano di più dei servizi.
L'introduzione dell'informatizzazione nelle aziende sarà un processo graduale. Infatti, non è detto che tutto ciò che è automatizzabile verrà automatizzato subito, soprattutto per una questione di costi (per esempio: contenziosi con i lavoratori e diminuzione della reputazione dell'azienda).
L'innovazione all'interno delle aziende comporterà:
- riqualificazione dei lavoratori già assunti
- formazione dei nuovi lavoratori
- percorsi di collegamento tra scuola/università e mondo del lavoro
Cosa si intende con quarta Rivoluzione industriale?
Le prime tre Rivoluzioni Industriali sono state segnate dall'introduzione di innovazioni nel mondo del lavoro: il vapore, l'elettricità e l'informatica (anni '80). Della quarta Rivoluzione Industriale si parla già prima ancora che avvenga ed è un'idea nata in Germania nel 2010 che aveva come protagoniste delle nuove tecnologie, considerate come strumento di rilancio dell'industria tedesca. Quest'idea ha alla base l'utilizzo di internet: i macchinari di produzione possono essere connessi a internet, con la possibilità di creare un grande “centralino” per la gestione di tutti i processi. Questo comporta semplificazione e ottimizzazione dei processi e nel contempo possibilità di modificare molto velocemente questi processi. Di conseguenza, l'industria può produrre prodotti personalizzati (branding) ed entrare in rapporto diretto con i consumatori. La catena di produzione, quindi, non si conclude in azienda ma prosegue tramite internet.
Quanto importante è la formazione?
Fondamentale, è un processo continuo. Può essere vissuta come una costrizione o come una valorizzazione dei propri talenti e passioni. Le aziende dovrebbero interpretare la formazione dei propri dipendenti non come un costo ma, anzi, come investimento.
Per un'azienda è più importante avere lavoratori formati all'interno dell'azienda o esternamente?
Per l'azienda è importante avere persone capaci di apprendere.
Qual è il ruolo del sindacati in questo contesto di trasformazione?
Il sindacato che guarda ai propri iscritti in modo tradizionale non funziona. Il sindacato che coglie la trasformazione funziona perché oggi le aziende hanno bisogno della partecipazione attiva dei lavoratori e il sindacato può avere ruolo nella formazione dei lavoratori e di accompagnamento.