Terre e Libertà in Mozambico: "Tutti sorridono nella stessa lingua"
Partita per tre settimane in Mozambico con il campo di Terre e Libertà, Erica, in servizio civile alle Acli di Treviso, prova a fare sintesi delle emozioni e delle riflessioni più incisive che hanno attraversato la sua esperienza. Non senza fatica, nel tentativo di mettere ordine ad un flusso di pensieri continuo. "L’impatto è stato emozionante," racconta, "sa di desiderio che si avvera, di salita verso una vetta che ti porta in una bolla surreale, un mondo parallelo che sembra esista solo perché sta davanti agli occhi e fino a prima non avevi nemmeno il sentore lontano di questo pezzo di mondo sperduto nelle terre africane".
"È stato un viaggio preparato con minuzia di dettagli da me e da quanti lo hanno organizzato e gestito, curato fin prima della partenza con molta formazione: sul significato dell'animazione, sui luoghi e le persone da incontrare, sui modi e i tempi delle relazioni solidali". Erica si fa mille domande prima di prendere l'aereo: chissà cosa succederà, sarà in grado di sopportare dal punto di vista emotivo e fisicamente 20 giorni di Africa, di lontananza da tutto ciò che conosce, di intensità e di azione?
"A Casa do Gaiato, dove i ragazzi orfani possono vivere, mangiare, studiare e imparare un mestiere, siamo stati accolti come solo una mamma può fare con i propri ospiti, direi quasi con dolcezza. Qui siamo stati una settimana, abbiamo spolverato i ban, fatto giochi, animazione e laboratori con i bambini". La struttura si presenta come un piccolo paese, molto più fornito degli standard mozambicani; infatti offre ai suoi piccoli ospiti una scuola di primo e secondo grado, pubblica e aperta ai villaggi circostanti, oltre a una scuola materna, un’infermeria, tre campi da calcio, una falegnameria, un’officina meccanica, una lavanderia, un refettorio. E ancora: dormitori, una scuola d’arte e svariati ettari di terreni coltivati.
La peculiarità di Casa do Gaiato sta nell’accompagnare i propri ragazzi in tutto il loro percorso di vita, dall’arrivo fino al momento in cui sono totalmente autonomi. Nel loro percorso apprendono molte competenze spendibili sia nel mondo del lavoro sia all’università. Alcuni ragazzi continuano gli studi a Maputo, la capitale, altri lavorano in proprio. Altri ancora hanno trovato una professione collegata alle materie apprese.
"Con i ragazzi di Casa do Gaiato abbiamo ballato, corso, giocato, ci siamo pitturati, abbiamo costruito mascherine colorate, ci siamo divertiti. Mi hanno regalato milioni di sorrisi, quei sorrisoni che brillano ed emanano luce e calore fino a scaldare l’anima; sono sorrisi di gioia, come una piantina che nasce da una piccola crepa di una roccia, e vien da chiedersi come fa? Da dove trova la forza di crescere e di essere così robusta e forte senza avere nulla apparentemente in grado di farla crescere. Così i bambini con il quale ho giocato, bambini che non hanno avuto la fortuna di avere una famiglia alle spalle, senza l’amore dei genitori, di un fratello, senza il calore di una casa e senza tutti i giochi che ha un bambino qualsiasi delle loro età. Eppure sono lì, a sorridere e a sbatterti in faccia che forse l’essenziale è altro, che la gioia e la felicità arriva a prescindere dal superfluo".
Foto di Erica Derton e dei volontari TL 2017 in Mozambico.