Primo maggio: Festa del Lavoro
Dalla denuncia delle situazioni di abuso sul lavoro agli strumenti nuovi e potenzialmente efficaci come l’Alternanza Scuola Lavoro, passando per il sostegno e la valorizzazione di chi fa impresa e il tema bancario. Sono le principali questioni messe al centro della riflessione OLTRE LA CRISI, IL VALORE DEL LAVORO PER LA PERSONA E LA COMUNITA' della Commissione diocesana per la pastorale sociale e del lavoro, cui anche le Acli aderiscono, in occasione del 1° maggio 2017.
Il lavoro resta l’ambito in cui le persone si sviluppano, dove si mettono in gioco molte dimensioni della vita: la creatività, la proiezione nel futuro, lo sviluppo delle capacità, l’esercizio dei valori, la comunicazione con gli altri. Perciò la realtà sociale del mondo di oggi, al di là degli interessi limitati delle imprese e di una discutibile razionalità economica, esige che “si continui a perseguire quale priorità l’obiettivo dell’accesso al lavoro per tutti”.
“Riteniamo debbano essere denunciate tutte le situazioni di abuso sul lavoro – si legge nel documento -, in particolare la precarietà inutile, il lavoro sottopagato, con situazioni di sfruttamento - con compensi in certi casi di soli 3 euro all’ora - umilianti e certamente non rispettosi della dignità del lavoratore”.
E più sotto: “Appare necessario favorire un’educazione specifica, aiutando ciascun giovane ad acquisire dimestichezza con il mondo del lavoro, con i doveri e i diritti ad esso connessi e con i suoi risvolti economico-finanziari. Segnaliamo l’opportunità di verificare tutte le possibili forme di applicazione, anche nelle nostre comunità, anche tra parrocchie, scuole ed imprese, di strumenti nuovi ma potenzialmente efficaci come l’Alternanza Scuola Lavoro. Ciò sia per promuovere educazione al lavoro sia per verificare possibili nuove opportunità di lavoro dentro le comunità.
Dobbiamo tutti sostenere e valorizzare coloro che fanno impresa nell’agricoltura, artigianato, industria, commercio e servizi. Vanno riconosciuti e incentivati il senso e il valore dell’impresa, della capacità di investire, della generazione di lavoro, della volontà di rischiare in proprio e, in maggior modo, quando gli obiettivi sono orientati al bene comune e alla diffusione di benessere sociale”.
Commissione diocesana per la Pastorale Sociale e del Lavoro, Giustizia e Pace, Salvaguardia del Creato
FESTA DEL LAVORO – 1° MAGGIO 2017
Oltre la crisi, il valore del lavoro per la persona e per la comunità
Nell’occasione della festa del Lavoro del 1° maggio 2017 la Commissione diocesana per la Pastorale Sociale e del Lavoro, Giustizia e Pace, Salvaguardia del Creato propone alle Comunità cristiane, ai credenti, alle Istituzioni e Associazioni e a tutti gli uomini di buona volontà, alcuni spunti di riflessione sulla realtà locale del lavoro e su taluni aspetti economico-sociali ad esso connessi, a partire dalla constatazione che da quasi un decennio stiamo vivendo una fase di profonda crisi e di radicali trasformazioni.
Riguardo all’importanza dell’attività lavorativa nella vita di ciascuno, riteniamo utile richiamare quanto affermato da papa Francesco nell’enciclica “Laudato si”: «Il lavoro dovrebbe essere l’ambito di un multiforme sviluppo personale, dove si mettono in gioco molte dimensioni della vita: la creatività, la proiezione nel futuro, lo sviluppo delle capacità, l’esercizio dei valori, la comunicazione con gli altri, un atteggiamento di adorazione. Perciò la realtà sociale del mondo di oggi, al di là degli interessi limitati delle imprese e di una discutibile razionalità economica, esige che “si continui a perseguire quale priorità l’obiettivo dell’accesso al lavoro per tutti”». (LS 127)
Alla luce di tale attenzione e alle realtà economico-produttive presenti nel territorio diocesano come credenti siamo chiamati a considerare alcuni preoccupanti segnali di difficoltà quali il tasso di disoccupazione e in particolare quella giovanile, l’elevato numero di chiusure e stati di crisi di aziende.
Riteniamo debbano essere denunciate tutte le situazioni di abuso sul lavoro, in particolare la precarietà inutile, il lavoro sottopagato, con situazioni di sfruttamento - con compensi in certi casi di soli 3 euro all’ora - umilianti e certamente non rispettosi della dignità del lavoratore.
D’altra parte riteniamo necessaria una riduzione del costo del lavoro e degli oneri burocratici connessi alla gestione del lavoro, per liberare risorse per le aziende e dare più reddito ai lavoratori, ma anche, conseguentemente, per favorire sviluppo di occupazione.
Vanno denunciate e rimosse tutte le situazioni in cui si approfitta della posizione di debolezza contrattuale e delle scarse conoscenze dei giovani riguardo ai meccanismi del mondo del lavoro. Vanno dati massima attenzione e aiuto ai giovani che faticano a entrare nel mondo del lavoro ed a quelli che vanno a scuola e sono prossimi all’ingresso nel mondo del lavoro, in modo da evitare la fuga dei giovani e la dispersione di risorse. Tale contesto di difficoltà non permette ai giovani di fare scelte sui loro orientamenti di vita in termini di autonomia, responsabilità, capacità generativa, assunzione di ruoli sociali e di cura della comunità, possibilità di realizzazione personale. Occorre che le generazioni “mature” non rubino il futuro ai giovani evitando di prolungare senza motivo percorsi lavorativi o mantenendo privilegi non più sostenibili dallo Stato sociale.
Appare necessario favorire un’educazione specifica, aiutando ciascun giovane ad acquisire dimestichezza con il mondo del lavoro, con i doveri e i diritti ad esso connessi e con i suoi risvolti economico-finanziari. Segnaliamo l’opportunità di verificare tutte le possibili forme di applicazione, anche nelle nostre comunità, anche tra parrocchie, scuole ed imprese, di strumenti nuovi ma potenzialmente efficaci come l’Alternanza Scuola Lavoro. Ciò sia per promuovere educazione al lavoro sia per verificare possibili nuove opportunità di lavoro dentro le comunità.
Dobbiamo tutti sostenere e valorizzare coloro che fanno impresa nell’agricoltura, artigianato, industria, commercio e servizi. Vanno riconosciuti e incentivati il senso e il valore dell’impresa, della capacità di investire, della generazione di lavoro, della volontà di rischiare in proprio e, in maggior modo, quando gli obiettivi sono orientati al bene comune e alla diffusione di benessere sociale.
Vanno seguiti con particolare attenzione gli sviluppi delle vicende relative a Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza, che rappresentano un chiaro “campanello d’allarme” riguardo ad una gestione della finanza che sfugge ai controlli e che avviene a scapito dei risparmiatori, perlopiù ignari ed alla fine pressoché gli unici a rimetterci. È apparso a tutti un sistema incapace di onorare il proprio ruolo nella società: la gestione corretta e trasparente del denaro e del risparmio.
Riteniamo che non siano eticamente né socialmente sostenibili i compensi da centinaia di migliaia di euro all’anno percepiti dai componenti dei Consigli di Amministrazione, dirigenti ed amministratori di alcuni enti ed istituzioni locali a valenza pubblica. A fronte di tali situazioni, che stridono con le difficoltà di tante aziende, con le situazioni di lavoro precario e con le tante pensioni da fame, riteniamo che gli organismi e le forze politiche responsabili delle nomine debbano intervenire e provvedere a rimuovere tali ingiustificabili eccessi.
Per dare risposte a qualcuna delle tante situazioni di difficoltà dovute alla mancanza di prospettive di lavoro, è auspicabile che ci siano credenti, associazioni e comunità, che intraprendano in modo coraggioso esperienze e modalità per vivere la solidarietà anche in ambito economico e lavorativo per una redistribuzione sia delle risorse che delle opportunità occupazionali tra quanti hanno troppo e quanti invece hanno poco o nulla.
Constatiamo che nelle nostre comunità viene prestata alla realtà del mondo produttivo ed economico un’attenzione il più delle volte scarsa od occasionale. Si ha la sensazione che tale realtà sia considerata di competenza di altri soggetti. Crediamo, invece, sia giusto e doveroso che nei Consigli Pastorali ci si fermi a confrontarsi su tali problematiche, che talora influiscono in modo pesante sulla vita delle persone appartenenti alle nostre comunità, specialmente in tempi di crisi come l’attuale. Insieme vanno individuate le forme più adeguate e consone all’insegnamento evangelico per esprimere solidarietà e aiutare quanti sono in difficoltà a trovare un’occupazione dignitosa, in modo che possano ritrovare la serenità perduta.
Segnaliamo che la Chiesa italiana quest’anno dedica al lavoro tutta l’attenzione della Settimana Sociale 2017, in programma in ottobre a Cagliari sul tema “Il lavoro che vogliamo: libero, creativo, partecipativo e solidale”.
Ci auguriamo che la Festa del Lavoro sia un’occasione di riflessione sulle realtà cui abbiamo fatto cenno, fiduciosi che dai valori evangelici e dalle convinzioni che animano ciascun credente e le nostre comunità possano scaturire sensibilità, solidarietà e concrete risposte.