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L'olocausto degli ebrei veneziani

    L'olocausto degli ebrei veneziani
    Il Circolo ACLI del QDP ha organizzato un incontro il 29 Gennaio a Moriago, in occasione della Giornata della Memoria 2016, sul tema ”L’Olocausto degli Ebrei Veneziani” con una relazione tenuta da Luisa Cigagna.
    Con questo incontro hanno voluto ricordare il dramma dei campi di sterminio, proprio perché il ricordo della Shoah sembra sbiadire man mano che scompaiono i testimoni mentre aumentano gli episodi di antisemitismo e razzismo e prende piede in Europa sempre di più un nazionalismo di ritorno. La relatrice ha scelto di raccontare la storia di alcuni dei 248 ebrei veneziani deportati perché la deportazione degli ebrei è avvenuta anche in Italia e ad opera di italiani. La comunità ebraica era ben integrata nel tessuto sociale veneziano e, fin dalla Repubblica Veneziana del 1848, aveva partecipato attivamente alla costruzione dello stato nazionale. Su questi italiani, si abbatterono le leggi razziali del 1938 che spinsero molti all’emigrazione. Coloro che decisero di restare, sprofondarono giorno per giorno dapprima in un limbo di emarginazione e poi nel dramma delle violenze e della persecuzione.
    Con l’armistizio dell’8 settembre 1943 e l’occupazione tedesca, iniziarono in Italia i rastrellamenti, gli arresti e le deportazioni. Emblematica è la vicenda del presidente della Comunità Veneziana – Giuseppe Jona – stimato professore universitario e primario dell’Ospedale Civile veneziano, che decide di uccidersi, piuttosto che consegnare l’elenco dei nomi degli ebrei veneziani ai miliziani della RSI. Nonostante il suo gesto disperatamente coraggioso, il 5 dicembre furono arrestati i primi 148 ebrei veneziani. Intere famiglie (dai neonati agli ottantenni) furono strappati nel cuore della notte dalle loro case, rinchiusi in carcere e poi deportati a Fossili e infine uccisi al loro arrivo ad Auschwitz.
    Arresti e deportazioni continuarono per tutto il 1944, e nei rastrellamenti non furono risparmiati neppure l’Ospedale, la casa di riposo  e il Manicomio. Handicappati, malati, persone sofferenti furono avviate ai campi di sterminio solo per la loro confessione religiosa.
    Ricordare oggi queste vicende non è solo commemorare una tragedia del passato, ma è anche cercare di  mantenere deste le nostre coscienze, perché la “banalità del male” è sempre in agguato e trova terreno fertile nell’indifferenza e nella superficialità dei giudizi. Primo Levi – deportato ad Auschwitz nello stesso treno degli ebrei veneziani – scrisse che “quando si inizia a vedere lo straniero come un diverso, si inizia a preparare la strada per i campi di sterminio”.
     

     

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    Una famiglia deve avere una casa dove abitare, una fabbrica dove lavorare, una scuola dove crescere i figli, un ospedale dove curarsi e una chiesa dove pregare il proprio Dio

    Giorgio La Pira