Previdenza complementare: info al Patronato Acli
APPUNTI DI PREVIDENZA COMPLEMENTARE.
AL PATRONATO ACLI INFORMAZIONI E CONSULENZA SULLA PENSIONE DEL FUTURO
Il sistema pensionistico italiano ha subito, e probabilmente continuerà a subire, un processo di riforma volto al contenimento della spesa pensionistica nell’ottica della sostenibilità economica. Uno degli effetti maggiormente innovativi degli interventi del legislatore è costituito dalla creazione di un sistema pensionistico basato sull’accostamento della previdenza obbligatoria (primo pilastro) con la previdenza complementare (secondo pilastro) che erogherà trattamenti pensionistici aggiuntivi, complementari appunto, al sistema obbligatorio. Tutto ciò per cercare di garantire un più adeguato livello di reddito ai futuri pensionati. Il terzo pilastro invece è costituito dalle forme di previdenza che per iniziativa personale vengono individualmente messe in atto. Si parla sostanzialmente della capacità di risparmio individuale che si manifesta nelle più diverse forme (PIP: piani individuali di previdenziali, PAC: piani di accumulo di capitale…)
Il decreto legislativo 5 dicembre 2005 n. 252, entrato in vigore il 01.01.2007, prevede che i lavoratori dipendenti possano scegliere di destinare il proprio trattamento di fine rapporto alla previdenza complementare; opzione questa che è stata incentivata dalla ulteriore previsione di una deducibilità fiscale dei contributi versati, da un regime fiscale agevolato del 10% sui rendimenti dell’investimento (ora aumentato al 20%), dalla possibilità che il datore di lavoro versi ulteriore contribuzione aggiuntiva qualora il lavoratore decida di versare anch’egli altro contributo volontario in aggiunta al tfr ed infine dalla possibilità di richiedere – nel corso della vita lavorativa – delle anticipazioni per far fronte ad esigenze personali e familiari.
Vi sono diverse forme di previdenza complementare: fondi negoziali facenti riferimento alla categoria a cui il lavoratore appartiene, fondi aperti ad adesione collettiva a cui tutti possono aderire, o fondi preesistenti all’intervento legislativo del 2005 (principalmente fondi riservati al personale dipendenti di istituti di credito o assicurativi) e assicurazioni sulla vita.
La contribuzione che si decide di destinare alla previdenza complementare viene investita da gestori specializzati in strumenti finanziari in base al profilo di rischio scelto dal lavoratore stesso, tra quelli previsti dal fondo, che producono nel tempo rendimenti variabili in funzione dell’andamento dei mercati e delle scelte di gestione. A vigilare sull’operato dei diversi fondi di previdenza complementare è la Covip, Commissione di vigilanza sui fondi pensione.
Ogni fondo predispone normalmente almeno tre linee di investimento: una prudente, una intermedia ed una aggressiva (o dinamica). La scelta di investimento deve tener conto, oltre della personale propensione al rischio, anche dell’età e della maggiore o minore distanza dal momento della pensione. I lavoratori più giovani possono probabilmente accettare un maggior rischio con la possibilità di rendimenti maggiori nel lungo periodo; i lavoratori più anziani viceversa sono portatori di interessi contrapposti e cioè volti al mantenimento di quanto accantonato.
Solo pochi accenni di base questi che però devono far riflettere sulla centralità e l’importanza del tema dello sviluppo della conoscenza della previdenza complementare che interessa potenzialmente una larghissima parte dei lavoratori e che invece, ad oggi, pare sia scarsamente tenuta in considerazione dai più con conseguenze potenzialmente dannose soprattutto per il futuro delle giovani generazioni.
Il Patronato Acli è a disposizione di chiunque volesse verificare la propria posizione pensionistica complementare e avesse la necessità di avere una consulenza rispetto alle scelte più opportune per la propria posizione personale.
Marco Ravazzolo
Patronato Acli Treviso