Cambiamenti climatici, una estate di gravi disastri
MIRA, CHIOGGIA, SAN VITO: UNA ESTATE DI GRAVI DISASTRI, I CAMBIAMENTI CLIMATICI ALLARMANO.
LA TUTELA DELL’AMBIENTE VA STUDIATA A SCUOLA.
Prima la tromba d’aria che ha squassato il veneziano, poi i violenti temporali di Chioggia e Sottomarina e la frana agostana scesa dalle pendici del Monte Antelao verso San Vito di Cadore. I guai da effetto clima questa estate hanno martoriato la nostra regione, fortemente esposta con tutta l’Europa all’onda dei cambiamenti climatici, a causa della sua conformazione geografica e della morfologia del territorio.
I dati dicono di un aumento di 2 gradi delle temperature medie entro la fine del secolo - solo se saranno messe in atto strategie capaci di frenare l’effetto serra all’origine dei cambiamenti climatici - con la conseguenza di forme di siccità o alluvioni.
“A differenza del passato oggi è evidente a tutti che i cambiamenti climatici rappresentano un problema serio da affrontare” ci spiega Paolo Giandon, docente di tematiche ambientali per la Scuola diocesana di formazione all'impegno sociale e politico di Vittorio Veneto.
Questi fenomeni, anche violenti e disastrosi, sono la “nuova normalità”?
Eventi estremi come quelli verificatisi anche nell’ultima estate, con il loro drammatico carico di conseguenze, ce ne sono sempre stati sia a livello locale che su scala nazionale. Dimostrano che la natura non è dominabile e che l’uomo ha ha solo la possibilità di cercare di attenuare il loro impatto sul territorio e nella vita delle comunità. E se da un lato è indispensabile l’azione congiunta di tutta la comunità internazionale sulla riduzione di CO2, sullo sviluppo di fonti rinnovabili, sull’efficientamento energetico, dall’altro le amministrazioni locali e tutti noi possiamo incidere con scelte concrete. Solo la somma delle scelte individuali può consentire un reale cambiamento collettivo.
Come valuta il livello di consapevolezza sulle tematiche ambientali?
L’Ue si è posta obiettivi importanti – per esempio gli obiettivi 20-20-20* entro il 2020, adesso diventati 40-27-27 entro il 2030 -, segno di una maggiore sensibilità, consapevolezza e crescita culturale sul tema. D’altra parte, preso atto degli scenari attuali al netto degli sforzi compiuti e delle politiche in atto, chi amministra il territorio ha il compito di impegnarsi nella riduzione dei rischi sapendo anche che alluvioni, frane, dissesti dipendono innanzitutto dalle caratteristiche morfologiche “fragili” del suolo. Ma ciò non basta, devono modificarsi i comportamenti individuali, e perché ciò avvenga è necessaria una presa di coscienza generale ma puntuale e consapevole.
Cosa serve al nostro territorio per affrontare la situazione?
Senza dubbio una adeguata pianificazione del suolo nel rispetto della sua morfologia, una buona manutenzione e adeguata messa in sicurezza del territorio, la collaborazione tra amministratori e produttori agricoli che sono i soggetti che più presidiano il territorio, scelte coraggiose in materia di stop alla cementificazione, riqualificazione del tessuto urbano, e opere pubbliche di salvaguardia. E una buona memoria perché si tratta di fenomeni che ciclicamente ritornano in zone con particolari caratteristiche geomorfologiche. La migliore prevenzione per i dissesti è pianificare l’uso del territorio in modo che le attività umane si sviluppino lontano dalle aree potenzialmente soggette a frane, alluvioni, ecc..
Difficile convincere la gente che le scelte individuali incidono su cambiamenti globali…
… Eppure è la vera sfida culturale che ci troviamo davanti: “quello che posso fare io non può farlo nessun altro”. A me pare che stia crescendo la consapevolezza e l’attenzione sui temi ambientali, anche se evidentemente si tratta di processi molto lenti, in cui è necessario il contributo di tutti. Gli esempi sono tanti: dalla raccolta differenziata, alla scelta nell’acquisto di un’automobile, all’efficientamento energetico in casa… Credo che conoscenza dell’ambiente e del territorio dovrebbe essere il tema prioritario nello studio delle scienze almeno nelle scuole dell’obbligo, perché a differenza del passato oggi le questioni collegate alla tutela del territorio e delle risorse, allo sviluppo sostenibile, alle energie alternative, stanno alla base del vivere comune. In altre parole, non sono più in alcun modo prescindibili, tutti i cittadini devono conoscerle bene e poter orientare le proprie decisioni tenendo conto della necessità di preservare ciò che abbiamo per le generazioni future.
L’Enciclica del Papa si inserisce pienamente in questa riflessione parlando di cultura dello scarto, riscaldamento del clima, debito ecologico…
L’invito del Santo Padre va nella direzione di chiedere un forte impegno in tema ambientale ai governanti e ai popoli, richiamando scelte politiche così come comportamenti individuali di etica e responsabilità. Senza dubbio è un grande segnale che questo Papa ha voluto dare per sottolineare l’importanza del prendersi cura della terra e della natura che la abita e come tale può aiutare i singoli e le comunità a crescere in conoscenza, consapevolezza e comportamenti.
*Il cosiddetto Pacchetto Clima-Energia è riassunto dai 3 obiettivi che l’Ue si è data per il 2020 in tema di cambiamenti climatici e sostenibilità energetica: riduzione delle emissioni di gas serra del 20% (o persino del 30% se le condizioni lo permettono) rispetto al 1990; 20% del fabbisogno di energia ricavato da fonti rinnovabili; aumento del 20% dell’efficienza energetica.