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Quando inizi il servizio civile non puoi sapere cosa ti aspetta. Sai che si tratterà di un’esperienza formativa, che durerà 12 mesi, che sarà come lavorare, ma in fondo sai molto poco. La curiosità è tanta e non vedi l’ora di iniziare, di conoscere, di imparare, di metterti in gioco, di crescere.

Quando ho cominciato il mio servizio alle Acli di Treviso ho capito subito che mi aspettava un anno impegnativo. Entrare in un’associazione “formata da associazioni” non è facile, ti trovi subito coinvolta in molte dinamiche, conosci tante persone insieme e, oltre a impararne i nomi, devi collocare ognuna di loro nella tua testa, in uno dei tanti satelliti autonomi ma in parte interdipendenti che costituiscono le Acli.

Cosa ho imparato in questi 12 mesi? Ho imparato a stare in un contesto lavorativo, a riconoscere i miei errori e a cercare di rimediare dove possibile, a confrontarmi con persone diverse caratterialmente e professionalmente e a prendere il meglio da loro. Ho capito che ci sono cose per le quali sono brava, altre meno. Ho appreso che il lavoro di squadra e delle buone relazioni interpersonali sono importantissimi, perché garantiscono la riuscita di un progetto o il compimento di un obiettivo in un clima disteso e di disponibilità, anche nei momenti più difficili. Ho capito che le relazioni sono una cosa in cui ognuno di noi dovrebbe sempre investire e non si può chiamare fuori. Ho imparato che confrontarsi con le diverse tipologie di utenti, del Punto Famiglia e del Patronato, a volte è davvero faticoso ma, se il tuo atteggiamento è positivo, puoi trasformare ogni incontro con l’altro in un appuntamento piacevole, in cui ti senti utile, perché la persona che hai davanti ti fa delle domande alle quali sai dare risposta, o almeno, ci vuoi provare. In questa esperienza alle Acli ho imparato dai miei errori e dai miei successi e mi porto a casa nuove conoscenze e nuove consapevolezze.

Sono cresciuta, come persona e come professionista, e ora che sono alla fine del mio percorso da volontaria di servizio civile, sento di essere all’inizio di un viaggio ancora più lungo, con il mio bagaglio sulle spalle. E’ ancora mezzo vuoto e la strada che mi aspetta è molta, ma sono motivata e ho ben chiari i miei obiettivi.

Non so se arriverò mai dove voglio arrivare, ma sicuramente mi godrò il paesaggio.

Susanna Mazzoleni, dicembre 2011

 

 

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Una famiglia deve avere una casa dove abitare, una fabbrica dove lavorare, una scuola dove crescere i figli, un ospedale dove curarsi e una chiesa dove pregare il proprio Dio

Giorgio La Pira