Quando cominceremo a tutelare il territorio?
QUANDO COMINCEREMO A TUTELARE IL TERRITORIO?
La legge regionale sull’attività di cava è stata affossata recentemente dalla Giunta del Veneto. Il mercato della ghiaia continua intanto redditizio a discapito del suolo, dell’acqua, dell’agricoltura. Ne parliamo con Andrea Zanoni, già europarlamentare trevigiano, relatore della nuova Direttiva di valutazione dell’impatto ambientale europea.
562 cave attive in Veneto, più di 2.000 quelle dismesse. Guardando la nostra provincia da Google maps si scopre un paesaggio quasi irriconoscibile, costellato di tanti, troppi, piccoli laghetti, che altro non sono se non gli scavi sotto falda acquifera.
Il tema delle cave torna ancora prepotentemente alla ribalta perché di recente il consiglio regionale del Veneto ha rinviato in Commissione la legge e il prac – piano regionale per le attività di cava – che avrebbe dovuto mettere ordine su una materia ostica ancora regolamentata dall’unica legislazione esistente del 1984. Nel silenzio del governatore Luca Zaia e con soddisfazione, evidentemente, per i cavatori i cui guadagni continuano a crescere.
“Da trent’anni attendiamo una normativa capace di pianificare l’attività estrattiva che ha portato al saccheggio del nostro territorio – sostiene Andrea Zanoni, già europarlamentare e relatore della nuova Direttiva di valutazione di impatto ambientale europea – soprattutto perché fino ad ora a decidere dove scavare e quanto non è stato il Consiglio regionale con un preciso indirizzo di regolamentazione dell’uso del suolo ma il funzionario di turno. Con la conseguenza che sono proliferate le cave, si sono verificati fatti di corruzione e il nostro territorio è sempre più “ bucato”.
Quali “paletti” sono necessari?
La nuova legge impallinata in Regione prevedeva il divieto degli scavi sotto la falla acquifera perché essi mettono a rischio il bene più prezioso che abbiamo, l’acqua. E’ come portare a nudo una vena del nostro corpo, esponendolo a reazioni gravissime per le possibili contaminazioni con piogge acide, polveri sottili, rifiuti. Le analisi realizzate con ecoscandagli dicono chiaramente che ci sono materiali non meglio identificati depositati nell’acqua che poi circola nelle falde.
Oltre alla contaminazione dell’acqua, ci sono altre gravi criticità…
In questi anni abbiamo sottratto all’agricoltura ettari di terreno coltivabile per estrarre ghiaia che poi abbiamo anche esportato. Sappiamo che l’agricoltura sarà un settore sempre più strategico per il futuro, in vista dei cambiamenti climatici e delle crisi alimentari. Invece registriamo parassiti che in passato non c’erano, muffe dovute alle piogge consistenti, altri danni… Nel maggio 2012 al parlamento europeo è stata adattata una Risoluzione sull’uso efficace ed efficiente delle risorse in Europa per evitare di deturpare il territorio e ridurre i rischi in agricoltura. L’obiettivo per il 2050 è zero consumo di suolo per preservare la biodiversità. Ora, dove stiamo andando in Veneto?
Nonostante la crisi del mattone, il mercato della ghiaia continua a rendere?
Certo. Mentre il paesaggio diventa irriconoscibile, la regione rinviando la legge in Commissione, sceglie di rappresentare una cinquantina di cavatori veneti che continuano a garantirsi una rendita infinita estraendo ed esportando ghiaia. Si acquista dal comune a circa 0,68 centesimi e si rivende a 6 euro al metro cubo. Senza vincoli e facendo incetta di concessioni per il futuro.
Possibile che non si riesca a trovare una quadra a reale salvaguardia del territorio?
Non solo non si riesce, a discapito di tutti i veneti, ma questo problema impatta negativamente anche con i tre importanti obiettivi che l’Unione europea si è data e su cui sta intervenendo dal punto di vista ambientale: i cambiamenti climatici, le risorse che scarseggiano, l’impoverimento della biodiversità. Da noi, il livello di distruzione del suolo, la mancata pianificazione delle nostre città, il predominio degli interessi di guadagno di pochi sul bene di tutti, sembrano farla da padroni. Mentre le esperienze in Europa dimostrano che quando si risparmia il territorio, si fa anche economia….
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UN DISATRO ANCHE IN MANCANZA DI UNA PIANIFICAZIONE COMPLESSIVA DEL TERRITORIO
ll commento di Laura Puppato, senatrice PD
"Il PRAC è il sintomo di una completa dissociazione tra governanti della Regione e territorio - commenta Laura Puppato, senatrice trevigiana del partito democratico -. Ha scatenato le proteste di tutti, con l’incredibile risultato di mettere gli amministratori locali della Lega Nord contro i politici regionali dello stesso partito. In Veneto dove non si è costruito si è scavato, ma il Piano Cave avrebbe permesso ulteriori estensioni delle cave esistenti.
Neppure i cavatori le vogliono, dunque la regione non cambia la legge esistente perché concede spazio alle cave di prestito e ad altre forme giustificate dalla realizzazioni di infrastrutture, ma non riesce a stendere una legge che semplicemente metta la parola fine.
In tre parole la legge si riassume in "ancora e sempre scavo, spreco, consumo”, un eterno disastro. Ad oggi il fabbisogno di ghiaia è assicurato per decenni e decenni dalle scorte già accantonate.
Senza contare gli scavi per la Pedemontana, in larga parte progettata in trincea su terreno ghiaioso, in pratica una cava lunga 90km.
In tutto questo il traffico nei comuni è al collasso a causa di colonne di TIR che viaggiano dentro i paesi producendo inquinamento. Nel frattempo tutto tace sul piano della programmazione contro il dissesto idraulico e geologico. Purtroppo, il "combinato” del Piano Cave e del Piano Casa dimostra tutta la mancanza di volontà politica e l'inadeguatezza del governo regionale ad occuparsi di questi temi".