Tragedia di Refrontolo
IL CORDOGLIO DELLE ACLI E IL TEMPO DELLA RIFLESSIONE
Le Acli provinciali di Treviso esprimono la propria solidarietà alla comunità di Refrontolo, colpita in modo tanto terribile dall’alluvione nella notte di sabato scorso al Mulinetto della Croda, la vicinanza e il cordoglio per le famiglie di Luciano Stella, Gianni Breda, Fabrizio Bortolin e Maurizio Lot, che nel disastro dell’altra sera hanno perso la vita, l’augurio per una veloce guarigione alle vittime. Eventi così improvvisi e drammatici lasciano sgomenti per la violenza con cui si abbattono sul territorio causando morti e feriti.
La forza dell'acqua ha travolto persone, strutture, auto, provocando smottamenti del terreno e sradicando gli alberi. Ingente è stato il dispiegamento di uomini e mezzi per attivare i soccorsi. Nella stessa area, almeno una cinquantina sono stati gli smottamenti registrati nella notte di sabato tra Tarzo, Refrontolo e Pieve di Soligo. Colline talmente gonfie d’acqua da trascinare qualsiasi cosa nel disastro.
Già sui quotidiani di oggi si leggono le analisi e i commenti che riconoscono la puntuale, insostituibile, coraggiosa opera dei soccorritori; riprendono le parole dei sindaci, in prima linea fin da subito a fianco delle loro comunità e quelle del presidente della Regione Veneto Luca Zaia, che ha firmato la richiesta dello stato di calamità; si interrogano sui tanti, diversi, fattori che hanno prodotto questo disastro.
Una bomba d’acqua? Una terribile ed imprevedibile catastrofe naturale? Un disastro a cui quantomeno concorre – tra le cause – anche il disboscamento delle colline del prosecco per fare spazio ai redditizi filari di viti, piantati su terre fragili d’argilla e naturalmente incapaci di trattenere e drenare le piogge?
Certo, l’evento è stato diverso dalle solite frane, lo hanno ribadito gli ambientalisti, i tecnici del Genio Civile, il comandante della forestale ma è pur vero che l’assetto del territorio è da tempo ormai oggetto di discussione per gli interventi spesso massicci di rimodellamento per le esigenze delle coltivazioni vitivinicole.
Molte sono le questioni aperte che oggi tornano prepotentemente all’attenzione: il problema della manutenzione, a partire dagli argini vecchi, e della pulizia dei torrenti per cui servono ingenti risorse; l’opportunità di continuare a terrazzare di vitigni quelle zone; ma soprattutto come equilibrare la bellezza di un territorio, le sue caratteristiche morfologiche, le specificità che ormai lo rendono unico nel mondo, con una gestione equilibrata e non avida, attenta alla salute delle persone - in termini di qualità dell’aria ed anche, oggi ancora più evidentemente, di tutela della vita.
Concordiamo con il presidente Zaia sulla necessità di intervenire in modo strutturale all’interno di un piano complessivo che risolva le situazioni più precarie ed urgenti dal punto di vista morfologico del nostro Veneto e si inserisca in un quadro di scelte politiche complessive che mirino alla tutela del territorio e alla sostenibilità del suo sviluppo.
Facciamo nostre le parole di Benedetto XVI, in occasione della Giornata della Pace 2008: “Dobbiamo avere cura dell'ambiente: esso è stato affidato all'uomo, perché lo custodisca e lo coltivi con libertà responsabile, avendo sempre come criterio orientatore il bene di tutti. (…) Le modalità con cui l'uomo tratta l'ambiente influiscono sulle modalità con cui tratta se stesso, e viceversa”.