1° maggio: il lavoro forma l'Italia
La Festa dei lavoratori cade quest’anno in una situazione drammatica per il nostro Paese. All’emergenza sanitaria, scandita dai numeri dei morti e dei ricoverati, si sta sommando l’emergenza sociale con centinaia di migliaia di imprese e attività ferme, milioni di lavoratori in cassa integrazione, disoccupati e, soprattutto, nuovi poveri.
Se guardiamo al passato, l’immagine che abbiamo di fronte è quella dell’Italia uscita dalla II Guerra mondiale: un Paese prostrato e sconfitto che ritrovava però la sua unità intorno alla Carta Costituzionale per iniziare la ricostruzione. Anche oggi abbiamo bisogno di ripartire dalla Costituzione, proprio dalle sue righe iniziali: è il legame con il lavoro che fonda l’Italia, che dà una forma alla nostra vita quotidiana personale e collettiva.
Dobbiamo contemporaneamente intervenire sull’emergenza e progettare il futuro del Paese, gettando le basi per un nuovo piano di crescita e sviluppo. Va fatto un investimento vero sulla scuola e sulla formazione, perché lavoreremo in un contesto mutato e ancora condizionato dall’esistenza del virus. Il mercato del lavoro sta cambiando, proiettato sempre di più verso nuove forme, tra cui lo smart working, come dimostra l’esperienza di questi mesi, e in generale il ruolo della tecnologia, come dimostrano le applicazioni dell’Industria 4.0. In questo contesto dovremo monitorare con attenzione i più deboli e i più fragili. Il distanziamento fisico rischia di trasformarsi in distanziamento economico, poi sociale e infine umano.
Nel 65esimo dell’istituzione della Festa di san Giuseppe vogliamo riappropriarci della sacralità del lavoro, facendo nostre le parole di Papa Francesco: “il lavoro ci unge di dignità, ci rende simili a Dio, che ha lavorato e lavora, agisce sempre; dà la capacità di mantenere sé stessi, la propria famiglia, di contribuire alla crescita della propria Nazione”.
Solo attraverso il lavoro potremo riallacciare i legami delle nostre comunità, rifondare il patto sociale e far ripartire l’Italia. Lo faremo assieme a tutte le organizzazioni che hanno a cuore il destino dei lavoratori, a partire dalle organizzazioni sindacali, Cgil, Cisl e Uil, di cui condividiamo il documento e la campagna di informazione.
Roberto Rossini e la Presidenza Nazionale delle Acli