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"Senza Confini": la nuova canzone di Erica Boschiero grazie anche alle Acli di Treviso

    "Senza Confini": la nuova canzone di Erica Boschiero grazie anche alle Acli di Treviso

    L’hanno definita “menestrello fatto donna”, una delle voci più interessanti della canzone d’autore al femminile nel panorama italiano. Erica Boschiero, originaria di Pieve di Cadore e trevigiana da una vita, classe 1983, laurea in sociologia, è oggi una cantautrice versatile con numerosi premi all'attivo e un forte impegno in ambito sociale.

    Arriva in ufficio alle Acli lunedi mattina, di rientro da una settimana sul Cansiglio dove ha lavorato con Vasco Mirandola, attore, poeta, giocoliere di parole e note, ad un nuovo spettacolo teatrale sugli “Alberi”: dal telefonino ascoltiamo insieme la sua ultima canzone “Senza Confini” frutto di un percorso con alcune scuole primarie e medie inferiori dell'Alto Friuli di cui la nostra associazione ha finanziato con fondi 5x1000 la realizzazione della traccia audio.

    “E' ormai il quinto anno che realizzo dei laboratori nelle classi per far conoscere ai ragazzi la canzone d'autore come esperienza letteraria, come mezzo per esplorare la loro sfera emotiva e creativa e come strumento per riscoprire il valore della partecipazione attiva nella società – racconta entusiasta -. Quest'anno abbiamo riflettuto sul tema delle migrazioni; dopo alcune attività guidate (giochi di ruolo, simulazioni, brainstorming ndr) hanno composto loro tutti i versi della canzone che ora sta girando su youtube”.

    Un lavoro che ti ha impegnata per mesi, non solo a scrivere la musica del testo dei ragazzi ma anche a costruire la proposta su cui farli riflettere. Cosa resta alla fine di questo percorso?

    Per i bambini il diverso è un po' più “normale” rispetto agli adulti. Loro sperimentano ogni giorno di avere gli stessi sogni, gli stessi bisogni, gli stessi interessi. Lo vivono concretamente nei contesti che abitano. Le attività che ho proposto per stimolare la riflessione e la “produzione” dei testi ha inteso solo muovere l'empatia, sperimentare la possibilità di mettersi nei panni dell'altro. Il progetto è stato possibile grazie all’aiuto di insegnanti straordinari, che hanno organizzato gli appuntamenti e mi hanno supportato con passione e professionalità.

    Ne è uscita una canzone “Senza Confini” che sceglie la prospettiva di chi emigra...

    Una decisione dei ragazzi che potevano assumere qualsiasi approccio. Racconta dei luoghi da cui i migranti partono, il loro viaggio e l'approdo, provando a mettere a fuoco non solo le situazioni ma anche le emozioni. La canzone diventa così, in fondo, una porta: chi la scrive apre sul tema, accende un riflettore, e chi ascolta entra. I genitori di questi alunni hanno dovuto inevitabilmente a loro volta confrontarsi con questi aspetti, fosse anche solo ascoltandola.

    Parlare – e scrivere – di migranti, in questo momento non è poi molto “popolare”. Come hanno risposto alla tua proposta le classi coinvolte nel progetto?

    Si sono lasciate coinvolgere ed è stato incisivo. I ragazzi a scuola si relazionano, si avvicinano, si guardano in faccia, si scontrano e superano le diversità. E lo fanno con la freschezza della loro età, con la spontaneità con la quale sanno intessere amicizie e rapporti importanti. E poi la musica è per loro uno mezzo privilegiato di comunicazione: incontrare chi la scrive e dunque usa un linguaggio affascinante per dire cose importanti è per i ragazzi molto significativo.

    Qual'è il “bagaglio” di formazione ed esperienze che porti con te per riuscire in questo impegno?

    Nel mio percorso di studi ho imparato che la realtà è complessa e che per osservarla è necessario sospendere ogni forma di giudizio e non avere preclusioni. Avere coraggio, in altre parole, anche se a volte può fare pure un po' di paura. E poi la mia storia come cantautrice nasce dentro all'impegno sociale, benchè non credo si esaurisca qui, anzi.

    Hai cantato “Senza Confini” al Papa e in Campidoglio oltre che ovviamente in terre friulane. Una grande emozione...

    … Da cui confido nasceranno a breve nuovi interessanti progetti. Perchè gli eventi romani erano organizzati dalla Tavola per la pace, che si sta occupando molto di promozione della cultura della solidarietà attraverso laboratori nelle scuole, oltre ovviamente all'impegno annuale della Marcia per la pace. Per me questi sono temi di cui non riesco a fare a meno.

    Anche di ambiente ti stai occupando molto, penso alla canzone che hai scritto “Il topolino e la montagna” a partire da una storia raccontata da Gramsci in “Lettere dal carcere”. Come mai?

    Il rispetto della natura per me è sempre stato fondamentale: a 12 anni ero socia del WWF e facevo i banchetti per strada sotto casa per convincere i vicini a tesserarsi. Avevo un maestro poeta, innamorato della natura, che mi ha aiutata a conoscerla. Mi prende lo stomaco l'idea che stiamo distruggendo questo patrimonio e quindi faccio quello che so fare, cantare, per dirlo. Però non scrivo e canto solo musica “impegnata”, uno dei miei prossimi lavori, ad esempio, avrà una forte connotazione biografica, mentre il disco che uscirà a settembre parla di montagna, di storie di montagna.

    Hai cantato con artisti molto conosciuti: Ron, Barbarossa, Marcorè, Turci... ed hai vinto diversi premi nazionali. Ce n'è uno che senti “più” significativo per te?

    Due in realtà, il primo e l'ultimo. Il primo è stato il Premio Bianca D'Aponte del 2008, che viene assegnato ogni anno ad una cantautrice italiana. L'ho vinto con “Anita” (la storia di una donna uscita dal manicomio che prende il bus e scende in piazza Garibaldi fermandosi a lungo davanti alla statua ndr). E' da lì che “ho fatto il salto”, sono uscita dal Veneto e ho cominciato a farmi conoscere su scala nazionale. Ed in quel contesto ho conosciuto davvero persone significative per il mio percorso, maestri che mi hanno dato preziosi consigli. Per esempio? Che le persone vengono ai concerti per sognare e che chi canta deve andare a prenderli dove sono per accompagnarli in un viaggio da sogno e poi salutarli con l'ultima canzone. E l'ultimo riconoscimento “Riflettore Donna” che mi è stato consegnato dal Comune di Treviso; è potente perchè è dato alla persona, non ad un album o ad una canzone. E qui si gioca tutta la mia responsabilità.

    In un mondo di talent scout, luccichini e pescecani, come si mantiene la barra diritta? C'è spazio, oggi, per la canzone “impegnata”?

    Dipende molto da quali sono gli obiettivi che ci si pone. Se desideri il successo ad ogni costo gli squali ti divorano e quando di sputano fuori - se sei ancora vivo - ce la fai. Capita. Io scelgo di fare quello che mi piace, al meglio di come sono capace, ovviamente sbarcando il lunario. Ma ho scoperto che in questo mondo ci sono davvero persone bellissime, deliziose, che amano ciò che fanno e ne hanno un tale rispetto da non permettere di essere calpestate. E sono famose. Non solo c'è spazio per la musica “impegnata”, ma ce n'è anche bisogno.

     

    Senza confini

    Da anni qui nelle città non c’è che fumo e bombe a volontà
    E tutto il mondo intanto parla di frontiere
    E come fiori senza luce noi cerchiamo il sole che non c’è
    Qui non possiamo più resistere, che fare?

    Il dolore che ci assale
    La paura di morire
    Voglia di andare

    Così si andrà senza confini né divisioni
    Cosi sarà come gli uccelli sopra le nubi
    L’aria frontiere non ha 
    Sulla terra più muri si fanno
    L’uomo li demolirà un giorno…

    Stanchi e senza cibo trasciniamo i passi verso nord
    E nascondiamo i nostri volti nella notte
    Fino alla barca che ci aspetta per portarci presto via di qua
    E siamo tanti in mezzo al mare che si arrabbia

    La paura di naufragare
    La speranza di arrivare
    Voglia di casa

    Quando arriviamo sulla costa non è come sognavamo noi
    Soltanto muri e poliziotti che controllano 
    Chi di noi potrà restare e invece chi di noi dovrà tornar
    Di nuovo indietro tra la cenere e il mare

    Tanti sguardi che fanno male
    Tanti sogni da realizzare
    Sete di libertà
    _____________

    Musica
    Erica Boschiero

    Testo realizzato con gli alunni di
    Scuola secondaria di primo grado di Artegna (cl. 2^A e 2^B)
    Scuola secondaria di primo grado di Comeglians (cl. 2^A)
    Scuola secondaria di primo grado di Forni Avoltri (cl. 1^-2^)
    Scuola primaria di Tolmezzo - Betania (cl. 5^)

    Coordinamento
    Elena Mattiussi, Andrea Disint, Cristian Musso

    Arrangiamento
    Edu Hebling

    Con la partecipazione del Coro Piccoli Cantori di Montecchio Maggiore

    Registrazione, missaggio e mastering
    Luca Sammartin

    Realizzato dalla Rete Sbilf, rete di scuole dell’Alto Friuli nell’ambito del progetto Strade di Cittadinanza finanziato con i Progetti Speciali della Regione Friuli Venezia Giulia 2016/17

    La registrazione della canzone è stata realizzata con il contributo delle Acli Provinciali di Treviso grazie ai fondi 5x1000 annualità 2014.

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    Una famiglia deve avere una casa dove abitare, una fabbrica dove lavorare, una scuola dove crescere i figli, un ospedale dove curarsi e una chiesa dove pregare il proprio Dio

    Giorgio La Pira