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Pace è rispetto. A Cornuda una veglia di preghiera

    Paul Bhatti porta la sua testimonianza durante la veglia per la pace a CornudaPaul Bhatti porta la sua testimonianza durante la veglia per la pace a Cornuda

    Pace è sinonimo di rispetto
    riflessioni a margine della veglia per la pace della scorsa settimana a Cornuda

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    Tutta la storia dell’umanità è segnata dalle guerre e dalla crudeltà.
    In questo momento storico in particolare, a cent’anni dalla Prima Guerra Mondiale, a settanta dalla Seconda e a distanza di un ventennio di un altro conflitto a noi vicino, quello che coinvolse la ex Jugoslavia, è impossibile non riflettere su quello che sta accadendo oggi nel mondo: da un lato vediamo come la situazione in Palestina e nella Striscia di Gaza stia degenerando sempre di più; dall’altro siamo invasi dalle notizie riguardanti i massacri e il territorio occupato dagli jihadisti dell’ISIS.

    A questo proposito nasce spontanea una riflessione su ciò che è il contrario della guerra: non è possibile per gli uomini vivere in pace senza distruggersi reciprocamente? Potrà mai esistere un mondo senza un conflitto armato permanente?

    A questo proposito a Cornuda, lo scorso 2 ottobre, il Circolo Acli ha organizzato una veglia di preghiera per ragionare su questo tema, invitando a intervenire Paul Bhatti, fratello di Shahbaz Bhatti, assassinato nel 2001 mentre ricopriva la carica di Ministro per le Minoranze in Pakistan.

    Il messaggio di Paul Bhatti, dettato sia dalla sua esperienza personale che da quella del fratello, è incentrato su un concetto in particolare: le violenza nasce dal fanatismo intollerante verso chi ci sembra diverso da noi e che consideriamo inferiore.

    La pace non è solo l’opposto della guerra, ma anche dell’intolleranza; la pace è vivere pacificamente con chi ci circonda nel rispetto reciproco delle religioni e delle culture di tutti. L’attenzione verso la diversità etnica e individuale si rivela cruciale in un periodo, che ormai dura da settant’anni (dagli anni del fascismo e del nazismo, che hanno impiegato gran parte delle loro risorse nella distruzione del “diverso” e “inferiore”), in cui il pericolo viene proprio da chi si sente minacciato dall’eterogeneità culturale e religiosa.

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    Una famiglia deve avere una casa dove abitare, una fabbrica dove lavorare, una scuola dove crescere i figli, un ospedale dove curarsi e una chiesa dove pregare il proprio Dio

    Giorgio La Pira